In questo mentre, lo stravizzo, spossato dei suoi furori, tornava ad acquetarsi; una scolta fu intesa accennare l'ora imminente col grido: All'erta sto! - a cui, digradanti lontano, pel buio altre voci rispondono: All'erta sto!
Pareva un'ora caduta dalla mano del tempo, come pietra staccata, di vetta al monte, di roccia trabalzando in roccia, rotolasse nella voragine della eternità..
E cessati i gridi, la campana dei Signori suonò mezza notte.
È l'ora dell'amante che avvolto nel mantello striscia lungo i muri a visitare la bella che lo aspetta palpitante alla finestra.
È l'ora delle ombre degli uccisi a ghiado che scoperchiano gli avelli per tormentare i loro assassini.
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È l'ora dei tradimenti!
esclamò uno dei giovani seduti ai lati estremi della mensa, ch'era Dante da Castiglione, e ricambiato uno sguardo con Ludovico Martelli, entrambi di conserva lo avventarono contro Malatesta, come saette scoccate.
E Malatesta, mal potendo sostenere quelle tremende guardature, per celare il suo sgomento, afferrò un'ampia tazza che gli stava davanti e, propinando alla libertà di Firenze, finse di bere e si celò la faccia.
Vico, côlto il destro, percuote la spalla di Dante e gli mormora all'orecchio:
Levatevi tosto, che il tradimento si avvicina!
Dante fece un segno a Ludovico Martelli, e in meno che non si dice amen furono fuori della sala.
Quando Malatesta si levò la tazza del volto, erano spariti; - si fregò gli occhi, quasi temesse d'illusione, ma non più li rivide, e la sua anima amaramente incupiva, non sapendo spiegare cotesta miracolosa disparizione.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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