- Qui lo inseguito avendo il buon tratto precorso il suo persecutore, si fermò e, quasi vergognando essersi lasciato vincere dalla paura, gitta via la veste di frate che lo impaccia, e, tratta la daga, si pone a capo del ponte in atto di difesa.
Quantunque il Martelli non avesse gridato accorruomo, pure, correndo vicino alla Porta San Friano, le milizie quivi stanziate udirono il rumore, ed alcuno di loro, mosso da vaghezza o da comando, si pose per buon rispetto a seguitarlo. Egli però travolto da quell'impeto non se n'era accorto, e comecchè al paragone dell'inseguito gli fosse mancata la lena, nondimeno precorreva di assai coloro che gli si erano fatti compagni.
Il fuggitivo, se lo vedendo accostare, stette in forse di ucciderlo e poi riprendere il corso; ma considerando come l'inseguente si avvicinasse egli pure con la spada nuda, nè dalle sembianze apparisse uomo da spacciarsi così ad un tratto, temè perder tempo a chiudersi ogni strada allo scampo, onde è che, di nuovo voltate le spalle, passasse il Ponte della Carraia.
Il Martelli, confortato dal pensiero di vederselo più vicino, immaginando costui avesse fatto sosta a riprender lena e baldanzoso per riputarsi sul punto di arrestarlo, raddoppia lo sforzo, sicchè in quella fuga rovinosa, percorrendo nel buio della notte uno spazio sospeso tra le acque e il cielo, non muovendo altro rumore che quello dei passi velocissimi, si assomigliavano alla visione della donna scapigliata inseguita dallo spirito del cavaliere Giuffredi intorno alla fossa dei carboni ardenti, esposta dal dottore Elinando di santa memoria, a conforto dei buoni e per terrore dei tristi(234).
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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