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      Maria, sedutagli al fianco con le mani incrociate su le ginocchia, lo contemplava. Oh! quel volto compariva veramente terribile. Il sopracciglio sempre teso, le labbra fisse in un sorriso amaro, e quella fronte pareva un cielo tempestoso dove si avvolgono le nuvole pregne dell'ira di Dio. La fiamma tremolante della lampada ora illumina, ora lascia nel buio quella testa dolorosa, sicchè i muscoli sembravano agitarsi convulsi nelle contorsioni dell'uomo martoriato dalla tortura; - e poi suo malgrado un'ansia cavernosa gli prorompeva dalle viscere, come se il cuore non bastasse a contenere la piena dell'affanno.
      Maria lo contemplava e mormorava tra sè:
      I suoi nemici! - E chi sono eglino i suoi nemici? Se i miei parenti..., già da gran tempo i loro teschi gli han fatto cammino alle piante. - Se i tuoi cittadini ti odiano, tu avrai offeso la patria. E come l'hai tu offesa? - Due volte mi favellò di patibolo - e di carnefice, - e perchè? - il patibolo è fatto pei traditori.
      Che stai susurrando costà? - Taci
      , la interrompe Giovanni con voce di sdegno.
      O mio signore! - io favellava di te... pensava a cotesti tuoi nemici....
      Com'entri tu co' miei nemici? - Taci e lasciami riposare.
      Ma qui dentro per certo vi ha da essere errore: da tanto tempo straniero alla tua terra, - sconosciuto da tutti, venuto sotto spoglie mentite - per avventura - ti sospetterebbero - traditore?
      Traditore! - Chi mi ha detto traditore? Ei se ne mente.
      Plácati, - nessuno t'incolpa, nè tu sei traditore. Un figlio non può calpestare la madre, - la mano che lo benedisse recidere - il petto che lo allattava lacerare.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Dio Giovanni