Io lessi un giorno di un re pagano il quale non decretò pena al parricidio, lo riputando impossibile, - e così credo ancor io. No, - tu non sei traditore. Però io fin qui non ti domandava donde venisti e dove vai. Perchè giungi sempre di notte e temi la luce del giorno? Perchè mi comparisci davanti talvolta vestito da francescano, tal altra da domenicano, ora vestito da cavaliere, ora da contadino? - Dimmi...
Sono io venuto forse a novellare teco stanotte? Che t'importa chi io sia, donde venga o dove vada? Io ti amo, - che cosa desideri di più? - Questo potrebbe bastarti. - Dove io ti apparissi davanti capitano di eserciti, ricco di ogni bene della fortuna, tu la mia gloria ameresti e la mia fortuna, non me Giovanni Bandini: se invece ti portassi una testa posta a prezzo... non era donna Dalila che tradì il forte di Giuda? - Ecco io ti porto davanti Giovanni Bandini solo; - amalo o aborrilo, se meglio ti piace, ma per cosa che sia in lui, non fuori di lui.
Se la gloria non è la testa, è l'aureola che la circonda; - se la infamia non è la testa, è la scure che la percuote: - io ti amai perchè ti seppi magnanimo; - dove adesso ti conoscessi colpevole, il mio cuore non cesserebbe di amarti, - ma vedi, si spezzerebbe contristato all'insopportabile affanno.
Donna!
esclamò fieramente turbato il Bandino, "e chi sei tu che ardisci dalla polvere, ove ti ponesti a giacere, sollevarti a giudicare il tuo giudice? - Amami e taci; - e rendi grazie al tuo Dio, ch'io Bandini, mi degni abbassare uno sguardo sopra di te, pugno di cenere contaminata.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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