E di vero Maria ne rimase spaventata: - col capo inclinato verso la spalla, pallida, - quasi vinta dal fascino, si pose a salire la scala. Il Martelli poneva il piede dove ella moveva il suo.
Pervenuti a mezzo della domestica cappella, si fermarono, - l'uno di faccia all'altra, - nè si guardavano nè movevano labbro....
Finalmente Ludovico, continuando nella sua immobilità, con voce che gli usciva dai precordii incominciò a favellare.
Così da un idolo di pietra gli antichi sacerdoti merce loro arti traevano oracoli vocali:
Donna, io ti amai, e la memoria del passato affetto tanto può in me ch'io voglio salvarti dal vituperio. A Dio non piaccia che per Ludovico Martelli si debba vedere sozza di fango quella fronte dov'egli avrebbe deposto con un un bacio - la vita. - Donna! tu hai scherzato coll'anima mia; - per diletto delle tue ore di fastidio tu prendesti il mio cuore e me lo hai infranto... infranto per sempre... io ti perdono. Se il pentimento ti giovasse, - io mi aprirei il seno, e tale ti offrirei spettacolo di disperazione che ti farebbe piangere come san Pietro; e quando, come a san Pietro, le lacrime ti avessero scavato il solco sopra le guance, tu non crederesti di aver pianto abbastanza. Ma io qui non venni per me..., qualunque sentiero che non conduca al sepolcro non è più mio; - io vengo per la mia... per la tua patria, Maria. Oh! se quando, nudrita che hai del tuo latte la cara figliuoletta, ti assopisci al capezzale di lei e rimembri nei sogni il gentile sorriso - e la carezza - e il bacio, all'improvviso desta tu la vedessi lacerarti il seno e inebbriarsi del tuo sangue.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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