- Lettera di Pierfilippo Pandolfini a messer Carducci Baldassare, del 26 aprile 1529.
CAPITOLO VENTESIMO
IL GUANTO
Il cavaliere era armato fuori che la manoe la testa, e viene avanti al re con la sua
spada cinta. Egli saluta il re, anzi gli dice:
- Me a te mi manda il più valente uomoche oggi viva, - e monsignore ti sfida."
Tavola tonda, c. 54.
Un araldo da Fiorenza domanda favellare al magnifico capitano generale:
così parlò un maggiordomo entrando con grande ossequio nella tenda dove il principe Orange stava ridotto a parlamento co' più notabili del campo.
Filiberto senza punto scomporsi rispose:
Si presenti.
Indi a breve, standosi i circostanti attentissimi, comparve un personaggio col quale abbiamo conoscenza antica, Bindo di Marco, detto il Gorzerino, in sembianza di araldo; vestiva la cotta dell'arme col giglio rosso sul petto, portava in mano un pennoncello bianco sul quale era dipinto Marzocco, o vogliamo dire lione incoronato; entrò con gentile baldanza, salutando con bellissimo garbo a destra e a sinistra i baroni adunati sotto la tenda del principe, non già per paura di oltraggio che gli venisse fatto, siccome talvolta avveniva ai messaggeri che felloni e misleali cavalieri giunsero perfino a seppellire vivi, ma perchè egli fu quanto animoso, altrettanto cortese; e in questo modo fattosi appresso al principe, gli consegnò una carta piegata stretta da due nastri verdi in croce con tre suggelli: - in mezzo il suggello della Signoria col nome di Cristo re della Repubblica Fiorentina; da un lato quello del Castiglione, tre cani bianchi in campo rosso; - dall'altro quelli del Martelli, grifo rampante in campo rosso.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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