Principe
, con volto impassibile rispose costui, "i miei cento avi fino a Venefrido il Sassone dormono onorati nei loro sepolcri di pietra: forse la ruggine dei secoli avrà corroso i loro scudi di guerra, ma nè in vita nè in morte mai la fama obbrobriosa ne offuscava lo splendidissimo brunito. Io reputo infamia partecipare alla querela di un traditore; per gran premio o per gran pena, io non vorrei combattere con lui..."
Conte Lodrone
, interrompe il principe diventando vermiglio, "quali parole sono elleno le vostre? In questo modo, a sentir voi, quanti si trovano qui in campo Fiorentini dovrebbero reputarsi traditori? Voi v'ingannate, conte; essi combattono per i Medici, i quali sono, principi nati, per la grazia di Dio, di Fiorenza. E voi stesso, conte, non combattete per ritornarli nell'antico dominio?"
Io combatto per Sua Maestà Carlo V mio signore
, soggiunse il conte sollevando la mano verso la fronte in atto di ossequio; "pel papa e per la sua famiglia, non che dare la vita, rifiuterei abbassarmi a raccattarli cascati in terra. Nissuno fin qui ebbe i Medici in conto di principi. Quando mai ottennero il diploma imperiale d'investitura? Invece ebbe la città privilegio di franchigia per concessione di Otto imperatore. Se però Sua Maestà l'imperatore Carlo, per fellonia o per misfatto altro qualunque, intende oggi revocare l'antico privilegio, ben lo può fare; non già i Medici, stati sempre semplici cittadini e vassalli dell'impero..."
Basta, conte
, interrompeva l'Orange cotesto importuno, "basta; - scerremo qualche altro più voglioso.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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