Se basta a voi, non basta a me; e mi conviene spiegare intera la mia ragione, onde non si creda che per codardia mi trattenga dall'abbracciare una impresa onorata.
Di ciò non fa mestieri, conte: - tutti questi cavalieri conoscono le alte vostre prodezze...
No, - e' mi è forza parlare...
Ed io vi comando tacere...
Mi duole, principe, non vi potere obbedire per debito di cavalleria: - rispetto all'utile, non è permesso a privato barone imprender battaglia contro alla patria o a principi suoi, pretestando il vantaggio della patria o del principe, imperocchè, messo in balia pella sua discrezione il giudizio di siffatto vantaggio, non si potrebbe mai riprendere di fellonia. Ed in vero Goetz di Berlichingen dalla Mano di Ferro si acquistò fama di misleale, comecchè contro lo imperatore Massimiliano si armasse in pro dei diritti dell'impero; - quindi è che deva reputarsi traditore chiunque porta le armi contro la sua patria o contro il suo principe...
Conte!... per Dio!...
Lasciatemi finire, principe; più poche parole mi avanzano; - ora un simile fatto costituendo il delitto di lesa maestà, il quale, sì pei placiti dell'impero, come per le leggi dei Longobardi, le ordinanze del 1306 di Filippo il Bello, re di Francia e di ogni altro reame della cristianità, forma materia di querela combattevole in primo capo, così i Fiorentini...
Di grazia, conte, cessate.
Così i Fiorentini militanti nel nostro campo ben sono, a senso mio, provocati a tenzone, ed a me sembra infamia per qualunque cavaliere onorato prender parte a simile impresa.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Goetz Berlichingen Mano Ferro Massimiliano Dio Longobardi Filippo Bello Francia Fiorentini Fiorentini
|