Militava in campo certo giovanotto di egregie forme del corpo, chiamato Bellino Aldobrandi, di cui riferimmo poc'anzi una audace risposta; comunque appena gli spuntasse la barba, egli era di membra validissimo ed esercitato a tutto ciò che conviene a compito cavaliere. Cecchino del Piffero, fratello di Benvenuto Cellini, così chiamato per essere il suo genitore pifferaio della Signoria, caporale d'inestimabile valore nelle Bande Nere, che poi fu ammazzato in Banchi dalla famiglia del Bargello mentre con troppo furore e poca prudenza voleva combattere con tutti(239), avendo posto un grande amore addosso all'Aldobrandi, gli aveva insegnato a non conoscere paura ed a trattare maravigliosamente ogni maniera d'arme. Il volto di lui presentava la perfezione dei contorni delle statue greche; i suoi sguardi aquilini rivelavano un'anima capace di profonde passioni e di alti concepimenti, - orgoglio e speranza della patria, dov'egli avesse conosciuta una patria; - ma egli non la conosceva: - condotto da fanciullo a Roma, colà lo educava uno zio paterno accomodato in corte di papa Clemente; però tutti i suoi palpiti erano pei Medici; nè per anche aveva potuto il tempo ammaestrarlo nella scuola della esperienza; - spensierato e animoso correva alle battaglie come ad un convito; - di aria ebbro e di luce, godeva trasvolare pei campi aperti, mandare baleni dalla brunita armatura; il giovane seno gli esultava di orgoglio quando scorrendo sopra il suo corsiero turco si udiva susurrare d'intorno: Per nostra donna del Pilastro, egli è bello come san Giorgio!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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