Di repente Amico da Venafro, declinando la punta dello stocco sul pavimento e con la manca asciugandosi il sudore, favellò:
A proposito, messere Dante, foste voi che arrestaste quello sciagurato del Soderini?
Io no; mi cacciai dietro ad uno di quei tristi, ma ben mi accorsi dir vero il proverbio, chi corre corre, ma chi fugge vola, per quanto mi affaticassi non mi riuscì raggiungerlo: più fortunato o piuttosto più veloce degli altri fu Vico, il figliuolo di messere Nicolò Machiavelli; egli arrestò il Soderini.
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E lo conobbe arrestandolo?
Maino; quando vidi tornare vana la mia corsa, me ne andai difilato in palazzo per avvisare la Signoria e i Dieci; - entrato nella prima sala, mi occorse Vico, il quale teneva stretto così pel collo il Soderini che per poco non lo strangolava; lo confortai a lasciarlo sotto buona guardia in sala e a venir meco da messere Carduccio. - Vi rammentate voi, messere Francesco, qual volto faceste e quali parole lanciaste contro quel povero garzone?
Me ne rammento
, rispose Carduccio, "nè poteva fare a meno, ignorando la causa della sua tardanza: il suo debito era rendersi al ritrovo alla prima ora di notte, ed io vegliando lo aspettai fin presso al giorno; molto importava spedire la commissione al nostro Ferruccio; forse, e senza forse, dipende da questa la salute della patria."
E la patria non perirà, se riposa sopra il Ferruccio; allora io esposi l'accaduto, perocchè il dabben giovane dall'acerbità delle parole vostre fosse rimasto come basito; voi lo abbracciaste, gli domandaste perdonanza: poi, saltando nella sala, toglieste il cappuccio dal volto del prigione e riconoscemmo lui essere Lorenzo Sederini.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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