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      Vorrò forse dirti essere io incontaminata quanto la tua diletta genitrice, a cui tu davi pietosa sepoltura nei chiostri di Santa Croce? - Ti giurerò che piansi morto il Bandino, il quale mi si offerse la prima volta davanti quando io ricusava partecipare il tuo amore? che mi era stato promesso sposo, - che lo amai come sa amare vergine sconsolata e sola? - No, - tu non lo crederesti, ed io abborro scendere a discolpe; - la mia alterezza di donna si è risentita; - tra la mia coscienza e gli uomini ormai desidero solo giudice Dio; - comprendo la dignità del silenzio; - per altro io venni, - venni per dirti come, essendo piaciuto a Dio rompere l'unico vincolo che mi teneva stretta alla terra, ho fermo in tutto di abbandonarla e rendermi monaca. La mia vita turbarono venti procellosi, sicchè la mente affaticata sospira riposo e non lo spera che nella solitudine di un chiostro; - mi seppellisco viva... è questa l'ultima volta che c'incontriamo sopra la terra; - io mi considero moribonda. Se presso a ripararmi sotto il manto della misericordia al nostro Creatore ti domandassi una grazia... grazia che l'ora della morte mi farebbe la più lieta della mia vita, - poichè in te sta rendermi meno amaro un momento da cui tutti rifuggono inorriditi, - s'è vero che tu mi amasti tanto... Maria... quella povera donna che ti onorò come suo unico sollievo, - ti scelse per amico, - ti salutò fratello... quella dessa, Maria, a mani giunte ti supplica che, come fu infelicissima, tu non consenta a renderla del pari scellerata.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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