Scese nel cortile; quivi lo attendevano i servi vestiti a festa; - la mestizia dei volti in molto strana maniera contrastava con la vaghezza degli abbigliamenti: - appena lo videro, lo circondarono e, piegati i ginocchi in diverse attitudini e pur tutte pietose, gli domandarono la benedizione.
Sono io per avventura vescovo o papa, che possa darvi la benedizione?
gridava egli tentando liberare le mani e i lembi della veste dal bacio dei suoi servitori; - e mentre profondamente intenerito mal s'ingegna a sostenere cotesta scena, leva gli occhi, e gli occorre davanti l'uomo d'arme mutilato, il quale con la mano che gli era rimasta reggeva pel freno il suo bellissimo cavallo turco, e alle continue scosse del focoso animale se ne stava immobile quanto i colossi di Castore e Polluce sulla piazza di Monte Cavallo a Roma.
Il mio destriero a me...
Il soldato glielo guidava; egli vi salì sopra veloce come baleno, e al tempo stesso stretta la mano all'uomo di arme, gli disse:
Gran mercè! - non vi sconfortate; - io ho ben pensato anche a voi...
Andate e vincete
, rispose il vecchio, "e se san Giorgio non dimentica di essere santo, vi darà vittoria; io vi aspetterò qui senza bere nè mangiare finchè non siete tornato... e se non tornerete più... ebbene, io mi lascerò morire di fame..." - e non versò una lacrima nè mutò sembiante, ma si avviluppò nel mantello e si stese per terra come uomo deliberato nel suo proponimento.
Si aprono le porte; - i poveri della contrada, uomini, donne e fanciulli insieme confusi, urtantisi, affollati, erano accorsi a salutare il buon cavaliere, il benefattore di tutti: - "Dio lo benedica!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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