Ed a questi aggiungendo, secondo il suo costume, più altri proverbi assai, tolse dalle mani dell'araldo una spada e, provatala, disse:
Questo è buono stocco, e questa è buona manopola; - prendete, Vico: quest'altro è pur buono stocco, - e la manopola senza eccezione; - a voi, Dante. Signori, ho fatto il mio ufficio.
Concedete adesso che noi facciamo il nostro
, riprese don Ferrante, volendo provare a sua posta le spade rimaste; ma lo Spinello lo arresta parlando:
Parmi che buttate via l'opera e il tempo; - non avete portato le armi voi stessi? Or come volete provarle?
Lasciate
, soggiunse svincolando la mano don Ferrante; "se portammo le spade, non per questo le abbiamo provate. Messere Bellino, questa ci pare spada di buona tempra, - quest'altra... per Dio! la si è spezzata... io stupisco."
Ed io me l'aspettava!
esclama Pagolo; "conciossiachè come dic'egli il proverbio? In chiesa co' santi, e in taverna co' ghiottoni. L'arme era falsa, e si conosce espresso; - chi portò l'arme se ne rese mallevadore; combatta dunque col troncone il Bandino; - questo caso fu preveduto dal Codice della cavalleria..."(246)
Noi non saremo per consentire giammai che il cavaliere scenda con tanto suo vantaggio nello steccato
, riprese il conte di San Secondo.
Porti la pena del tradimento
, grida Pagolo.
Di che tradimento parlate? Voi ve ne men...
, urla il conte; se non che don Ferrante gli pone la mano pronto su i labbri e gli dice:
Tacete: volete voi fare la querela vostra? Egli è padrino...
Intanto correva la fama celere e varia ad ogni moto, siccome si nota avvenire delle nuvole portate dal vento traverso il cielo.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Vico Dante Ferrante Spinello Ferrante Bellino Dio Pagolo Bandino Codice San Secondo Pagolo Ferrante
|