Le teste dei popoli quivi raccolti agitavansi rumorose a guisa delle onde di un mare in burrasca: secondo le diverse passioni diversi erano i detti, tutti però esagerati o mendaci. Lo spagnuolo Moreno, riappiccando il discorso col soldato italiano.
Vedete, signor soldato
, diceva, "ciò avvenne perchè non recitarono il giuramento intero: a qualcheduno di loro io porto opinione che abbiamo trovato addosso la fattuccheria; il diavolo usa sempre anche in Italia."
Giovanni da Vinci e Pagolo Spinello con grandissimo impeto sostengono dovere il Bandino combattere col troncone, altrimenti ritirarsi dal duello i principali loro: questa la legge; dove presumessero non osservarla, avrebbero pubblicato la infamia degli avversarii, la querela vinta e mandato la notificazione a tutti i principi della cristianità.
Pace!
non si potendo più frenare, grida il Bandino, "io non provvidi l'arme, si tolse questa cura il conte Piermaria qui presente; - mi smentisca, se può. - Ora tregua alle parole: io mi cimenterò col troncone... siete voi contenti? - O si finisca una volta!"
La vittoria non mi darebbe pregio, la perdita infamia. Ludovico Martelli potrà forse chiamarsi, se così vuole la fortuna, cavaliere sventurato, ma nessuno lo potrà dire scortese; - abbia l'avversario nuova spada nonostante qualunque cosa in contrario: se fu caso, lo ripari; se malizia, mi basta la sua vergogna.
Cercatevi dunque, messere Ludovico, un altro padrino, dacchè io mi ritiro.
Vorreste voi per avventura mancarmi in questo estremo, messer Pagolo?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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