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      - Stringi la spada. Fiorenza aspetta la tua difesa... affrèttati... stringi la spada, ti dico; oh! dolore... dolore... la morte gli tiene irrigidite le braccia... egli è morto!... ed io l'ho trucidato!..."
      La stanchezza, il dolore e il molto sangue perduto lo facevano vaneggiare; forse sarebbe caduto, se Giovanni da Vinci nol sosteneva; con lo aiuto di alcuni staffieri accorsi egli lo trasportò fuori del campo, non senza avere prima gettato uno sguardo sopra la lizza gridando:
      Vittoria! - vittoria!
      Il conte di San Secondo, fieramente turbato, si volse con man piglio verso il capitano da Vinci e gli parlò minaccioso:
      Tu rompi la legge del bando...
      Tu la rompesti primo, - solo faresti troppo trista figura sopra la forca: appesi insieme poi le daremo sembianza di gentildonna con le sue gioie da festa. - Vittoria, Martelli! vittoria!
      Ma la vittoria aveva abbandonato Ludovico Martelli.
      Quando prima scesero in campo, Ludovico e il Bandino si gittarono giù dalle spalle un mantello che gli riparava dal freddo, nè presero cura di metterli tanto in disparte che non potessero in seguito apportare loro impedimento.
      Tremavano entrambi; se alcuno dei due avesse avuto animo più pacato, al primo colpo terminava la battaglia. I circostanti mandavano un mormorio simile a quello degli spettatori mal soddisfatti di uno spettacolo scenico: - pareva che non osassero, - eppure cotesta esitanza nasceva dall'odio soverchio che infiammava ambedue; - avevano per trucidarsi mestiero che quella ardente passione si sfuocasse.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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