No: vive.
Con infinito amore fu il Martelli portato e deposto entro al letto; - gli rinnuovano l'apparecchio; - lo circonda Giannozzo con le cure di madre: Dante non si mosse più dal suo fianco; - seduto sopra un basso sgabello, con le mani si abbracciando le ginocchia su quelle riposava la faccia ed attentissimo porgeva l'orecchio se più o meno uscisse affannoso l'anelito dal petto dell'infermo.
Le ferite erano di per sè stesse pericolose, non mortali; - ma l'anima stette percossa in maniera che forte dava a dubitare se si sarebbe rilevata più mai. Il volto gli si faceva con incessante vicenda ora bianco, ora di fuoco; - la vergogna gli spingeva il sangue alla fronte, urtandogli dolorosamente il cranio, - l'ira glielo richiamava intorno al cuore: non tregua mai nè riposo: un zufolìo acuto gli strazia i nervi, sicchè spesso si scuote e si distende rigido, come se il trisma lo assalisse; - talvolta un rapido roteare di fiamme par che lo investa e seco lo trascini; onde, temendo gli manchi sotto il terreno, sporge le mani per afferrare un oggetto qualunque, e supplica Dio che alcuno lo liberi dal precipitare. Sovente si lamentò che sua madre lo lasciasse così nudo e assiderato giacersi in mezzo a nevi insopportabili; più spesso esclamò: "Levatemi questi carboni di sotto, perchè mi arroventano le carni! - Mi avete esposto alla bocca dell'inferno! - Voi mi avete tradito! - Mi avete sorpreso in mezzo al sonno per trasportarmi nei deserti dell'Africa! - È il tormento di Busiride!..."
Questo delirio nasceva, per così dire, dai dolori fisici; a mille doppi più doloroso era quello che ei cacciava fuori stretto dallo spasimo morale, e:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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