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      .. e d'altronde quanto è tremenda angoscia, mio Dio, quella di uno spirito immortale che per la durata di secoli senza fine si affanna in un amore che non può ispirare altrui... O Creatore! sovvieni alla tua creatura. O Cristo! alle spine, ai chiodi, alla lancia nel costato la tua anima spirò... io sopravvivo alle mie ferite...
      Ludovico, confortati, vivi per essere felice; - se, come dici e come credo, tu mi ami tanto, a nome dell'amor tuo, io ti prego, - io t'impongo di vivere: - la mia vita ebbe uno splendido mattino; tu vedi come la funesti tenebroso il vespero; - beato te, a cui certamente si apparecchia una vicenda diversa!
      E il tuo destino, Maria?
      Io sono morta al mondo: - anche me ha consumato la mia passione; - io per me credo avere vuoto il seno, - o se alcuna cosa dentro vi avanza, ella è un pugno di cenere. - Gli affetti d'ora in poi traverseranno il mio cuore quasi pellegrini nel deserto, o affrettandosi a fuggirlo, o vi rimanendo sepolti; - ma il cielo, - e solo il cielo lo può - nella sua misericordia illuminerà con speranza questa caligine di dolore, - ravviverà lo spirito contristato col refrigerio della divina compassione.
      Ahi Bandini! Bandini!
      Deh! Ludovico, che questo nome non ti sfugga dalle labbra più mai; - io non ho fibra che mi stia ferma nell'udire cotesto nome d'infamia; io lo abborro: lo avrei amato infelice e perseguitato, - lo avrei seguito sposa, ancella, tutto, in qualsivoglia plaga del mondo; se il sole avesse troppo ardenti piovuti i suoi raggi, nè albero o frasca avesse portato la terra per ripararlo, io mi sarei sciolta i capelli, e, glieli diffondendo sul volto e sulla persona, gli avrei detto: Riposati all'ombra, diletto mio; - se trapassando una landa nevosa non avessimo trovato asilo nessuno, io mi sarei incisa le vene e lo avrei scaldato nel tepido lavacro del mio sangue.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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