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      La riconoscenza si stava attaccata alla sua anima come una foglia pallida al tronco inaridito, - qualunque soffio di vento bastava a divellerla e fu divelta: - inoltre quello andare incessante la infastidiva, e nondimeno senza sapersene dire la ragione continuava: - quando cessò si accorse come il cuore da gran tempo non vi contribuisse più in nulla; - le faceva forza l'abitudine: - prossima a morire, la sua anima assumea la durezza della lapide. Il mutilato invece nè per tempo sinistro nè per ingiurie, che gravi e spesse n'ebbe a soffrire sotto il duca Alessandro, nè per minaccie che contro di lui operassero, mancò un giorno solo di visitare il sepolcro del suo benefattore; - però anch'egli alfine una volta non venne, - ma la scusa non recò ingiuria alla pietà; - lo aveva trattenuto la morte.
     
     
     
     
      CAPITOLO VENTESIMOQUARTO
     
      IL SACCO DI PRATO
     
      Ma chi pensasse al poderoso temaE all'omero mortal che se ne carca
      Nol biasmerebbe, se sott'esso trema.
     
      DANTE.
     
      Sei tu mai salito in cima alla cupola di Santa Maria del Fiore?
      Se vi sei salito, ti ricorda del punto in cui, abbandonate le consuete scale, ti fu forza appigliarti alle staffe esterne di ferro per giungere alla palla che incorona la cattedrale di Firenze.
      In quel momento ti venne fatto per avventura di porgere l'orecchio verso la terra? Allora tu avrai udito un rumore indisinto di voci umane che muore poco oltre i lembi del cielo. - mentre invece, quando il cielo parla alla terra, egli la scuote ne' suoi più intimi penetrali con la magnifica voce del tuono.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Alessandro Santa Maria Fiore Firenze