Annalena chiude gli occhi e sempre più forte si appiglia ai fianchi di Vico, ma indi a poco il tenerli chiusi le incresce, e li riapre non già riposati, anzi maggiormente sconvolti dalle tristi visioni del suo pensiero.
E guardando la terra, le sembra che la via le fugga di sotto, mentr'ella crede di rimanersi ferma; - gli alberi le appaiono la schiatta dei giganti resuscitata che corre al giudizio finale; - l'agitarsi e lo stormire delle frondi un piegare dei capi loro e un susurrarsi parole misteriose di favella sconosciuta; - un suono di gemiti e di preghiere di trapassati ingombra quanto è vasta la campagna. Se atterrita volge lo sguardo al cielo, ecco ella contempla rovinare da un lato le nuvole e dal lato opposto precipitarsi la luna colla foga di cavalla selvatica per le lande della Lituania; - vede ruotare vorticoso il firmamento, sicchè teme l'ordine della natura consumato, le leggi dell'armonia sospese e la creazione prorompere nell'antico suo caos.
E Vico sentendo intorno ai fianchi una stretta convulsa le domanda:
Lena, tu tremi?
Sì, ma di freddo.
In questa medesima maniera è fama rispondesse Silvano Bailly al carnefice quando lo strascinava assiderato per le vie di Parigi al supplizio; - e forse Silvano Bailly, come il mio personaggio, non diceva il vero, imperciocchè l'anima che si consacrò intera al miglioramento degli uomini, se consideri gli schiavi liberati avere convertito le loro catene non già in ispada per difendersi contro i tiranni, sibbene in mannaia per percuotere i liberatori, ha paura, - ella trema dei destini della umanità, - e se può non tremare per sè, trema per Dio!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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