Venuti al sommo di una altura, lanciano lo sguardo nella sottoposta vallata e vedono facelle andare in volta di su e di giù, quasi lucciole vaganti alla campagna nelle notti di estate. Da prima Vico n'ebbe sospetto; - si fermarono tutti; - all'improvviso uscendo egli dalla meditazione,
Avanti,
esclamò, "non v'ha pericolo... indovino l'avventura."
Nè furono andati gran tratto di strada che sentirono i passi precipitosi di uomo che fugge, e poco dopo videro trapassarsi d'accanto un'ombra, e dietro alla lontana accorrere un altro che affannosamente gridava:
Alla croce di Dio! misleale, marrano, fermati... se ti aggiungo, ti ammazzo come un cane... ahi! tristo ladro! - Arrestate il ladrone - Al ladro! al ladro!"
Quando fu presso a Vico, questi gli domandò:
Che hai tu, villano?
E il villano rispondeva:
Oh! messer cavaliere... udite la mala azione che mi ha fatta Giomo di Lapo... Eravamo andati insieme a spogliare i morti... perchè in verità nei tempi che corrono non abbiamo altro mezzo da campare la vita... ed avevamo raccolto un buon fastello... un pesante fastello in verità; ed egli disse: Mariotto, portalo prima tu, e quando ti sentirai stanco, io ti rileverò; - ed io com'ei disse feci, e non credeva mi volesse ingannare, che uguanno a maggio gli battezzai un figliuolo; - e quando mi parve essere lasso lo chiamai: - Fratelmo, dammi aita, ch'io più non posso; - e il tristo rispose: Va pure innanzi un altro mille passi, che io allora prenderò il fastello e senza darti altro impaccio lo porterò fino a casa: - ed io mi sforzai, finchè, rifinito di lena, fui per cadervi sotto.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Vico Dio Vico Giomo Lapo Mariotto
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