Come volle fortuna, alcuni villani carichi di preda passavano quinci poco discosto portando lanterne, - li chiamarono e li pregarono per Dio volessero essere cortesi di aiuto a cotesto infelice.
E poichè l'uomo è creatura strana, sebbene nel richiamare quel nemico alla vita corressero rischio di consumare poi a sanarlo parte e forse tutta la preda, accorsero i villani alla voce di carità e lo sovvennero.
Appena però eransi curvati, si rialzarono atterriti da un urlo spaventevole che aveva gittato il vecchio, e nel punto medesimo lo videro protendersi ferocemente, avventare le mani intorno al collo di quel corpo, quasi intendesse strangolarlo; per certo il furore gli accecava l'intelletto, dacchè, scorto il giacente alcun poco al chiarore del lume, conobbe essere da gran tempo fatto cadavere.
Il vecchio muta all'improvviso consiglio; toccato appena il giacente, si rileva da terra e, scopertosi il capo, gli occhi affissando al firmamento favella in suono ispirato:
Dove passò la vendetta di Dio che cosa mai aggiungerebbe la mano dell'uomo? - Io aspettai lunghi anni invano questa vendetta, e poichè non la vidi, ti rigettai dal mio seno, - ora che hai posto l'uccisore del figlio sotto la zampa del cavallo del padre, io tremo tutto davanti alla tua tremenda giustizia, o Signore!
Tacque e dopo un silenzio non breve riprese:
Costui, non che i più scellerati tra gli uomini, vinse in nequizia le più feroci tra le belve; però la sua iniquità non toglie l'obbligo a voi di mostrarvi pietosi, dacchè egli ebbe nascendo il segno della salute: - dategli pertanto sepoltura, ma non gli ponete memoria; - il suo nome rammenterebbe delitti che per decoro della umana natura è bene s'ignori che possano essere stati commessi: - non gli dite preghiera, ella andrebbe dispersa; comunque infinita la misericordia di Dio, i suoi misfatti la superano.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Dio Dio Dio
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