- Un giorno, trafelati dopo lunga corsa, perduti di vista i famigli, rinvenimmo un luogo delizioso per l'ombra che vi facevano antichissimo pioppi, - l'erba folta invitava a ristorare il corpo stanco, - ci ponemmo a giacere; non alternammo parola; da tutto il corpo aspiravamo il misterioso diletto che muove dalla faccia lieta della natura: - all'improvviso ci percuote un canto, - un angelico canto che diceva versi di amore, - li quali noi riconoscemmo fattura di Dante; - ben mi ricordo che terminavano cosė:
E par che dalla sua labbia sė muovaUno spirto soave e pien d'amore
Che va dicendo all'anima: Sospira(253).
E cessato il canto, udimmo pių distinto il fremito delle fronde, il mormorio delle acque vicine, sicchč ci parve ch'ei tenesse bordone a quelle rime: - nč io lo proposi a lui, nč egli a me, - eppure ci levammo entrambi e c'indirizzammo colā donde usciva la voce; l'intelletto pieno di libri latini, noi pensavamo incontrare una driade o qualche altra ninfa pių gentile, - ma il cuore co' suoi palpiti m'assicurava avrei trovato una sorella di amore: un ventilare di veste bianca ci fece scorti della presenza della donna... poco oltre ce ne occorse un'altra; - una cantava e l'altra coglieva fiori sopra l'argine ombroso; - spigliate entrambe di persona, di pič leggiero, di gioventų splendide e di bellezza, - questa coglieva fiori e ne tesseva ghirlande! l'altra se ne incoronava cosė per vaghezza il capo, quasi a santificarle col tatto delle sue chiome, e poi le appendeva ai rami degli alberi: noi ci mostrammo cosė umili in vista che non ne presero sospetto e ci guardarono di tale uno sguardo che parve dirci: Noi vi aspettavamo.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Dante Sospira
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