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      - Tomaso temč avessi perduto lo intelletto; io quanto pił m'infiammava, tanto meno riusciva a farmi comprendere; certo si perdeva un tempo oltremodo prezioso, ma, per concludere qualche cosa, era mestieri di esporre partitamente i miei sospetti a Tomaso; lo feci; dapprima egli m'interrompeva, non consentiva udire muovere dubbio sopra la fede di Naldo; poi gli parve il cumulo delle prove tanto grave che stette a intendermi pensoso; all'improvviso esclama: Ahi! tristo servo, perchč non mi hai avvisato? - Oh Dio! risposi, - quando ebbi piccola prova, non ardiva parlarvi perchč voi non mi avreste creduto; - quando invece ebbi prove anche troppe, trovai preclusa ogni via per giungere a voi. - Ma Selvaggia? - Io non so pił che cosa sia divenuto di lei. - O perfido, ora conosco la cagione per cui con diversi argomenti ti sei ingegnato a tenermi lontano da madonna Ermellina... Lucantonio, diamo volta... e accorriamo... - A farci ammazzare come scomunicati neh? Non vi movete di qui, che io corro per provvedere al vostro bisogno.
      Eravamo prossimi alla casa di persona devota; la destai, in brevi parole le esposi quanto avesse a fare; - i suoi molti figliuoli giovarono; - sparsi di qua e di lą per la campagna, adunarono in poco tempo buona quantitą di villani; - avevano tutti chi archibuso, chi spada, che le guerre degli stranieri hanno fatto simili arnesi comuni nelle pił riposte terre d'Italia. In questo modo armati, c'incamminammo cautamente alla volta del castello; - chiuse le porte principali, i ponti levatoi alzati, - nel circuirlo occorremmo alla postierla di tramontana; - quivi fuori varii scudieri tenevano allestiti alcuni cavalli, - apparecchio di prontissima fuga.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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