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      .. io... ahimè! ebbi un figlio... Beato me, se non lo avessi avuto mai!
      Il vecchio si tacque, come spossato dall'amarezza della memoria, quindi, ripresa lena, continuò:
      Correva l'anno 1512; - la fortuna di Francia dopo la battaglia di Ravenna scadde in Italia. - Cesare nemico a Fiorenza, perchè amica di Francia; papa Giulio avverso anch'egli alla patria nostra pel concilio di Pisa; - i Fiorentini poveri di armi, di valore e di consiglio. Giovanni cardinale de' Medici, che poi fu papa Lione, scampato come per miracolo di mano ai Francesi, incita Raimondo di Cardona, vicerè di Napoli, ai danni della patria sua: di presente gli pagava buona somma di danaro, assai maggiore gliene prometteva, conquistato il paese, perchè i Medici furono sempre generosi ladroni. L'esercito spagnuolo, superati i monti del Mugello, allaga il piano. Tomaso, devoto alla Repubblica di Fiorenza, provvede il castello di ogni cosa al combattere necessaria e si rimette in arbitrio della fortuna. Noi vedemmo dall'alto dei muri l'oste nemica e non la tememmo, perchè, manchevole di artiglieria, non avendo in tutto l'esercito che due soli cannoni, poco danno poteva apportarci; inoltre difettava di vettovaglia; - la gente del contado non lasciava occasione di tribolarla con la guerra alla spicciolata. Tentarono i soldati spagnuoli una volta l'assalto, ma, quantunque valorosamente si comportassero, furono respinti: - presto speravamo ci liberasse il flagello. Tomaso, percosso di palla d'archibuso, non potè certo giorno vigilare alle ronde consuete: finchè le gambe mi ressero, mi aggirai io sopra le mura.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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