A notte inoltrata mi raccomando alle guardie stessero all'erta: poi me ne andai a riposare qualche ora al maniero. Mi svegliano furiosissimi colpi: confuso dal sonno, sicuro del presente pericolo, pensando fosse al di fuori sopraggiunta cosa che domandasse nuovi provvedimenti, apro le porte... Ahi vista!... Tra il chiarore di torcie bituminose, circondato da una mano di nemici, io riconosco Naldo. Appena ebbi tempo di gettare un grido; fui stramazzato al suolo, strette le mani, chiusa la bocca. Il notaio del castello, Francesco da Puglia, ci aveva traditi(254). - Si empie il maniero di singulti e di aneliti, la infame strage incomincia; - da ogni parte sangue. Tomaso, la consorte, i figli, Selvaggia mia, a forza erano tratti nella sala dov'io mi giaceva legato. Qui, Naldo propone a Tomaso che se la moglie e i figli di sua mano trucidasse, gli salverebbe la vita. Tomaso assente, e gli dānno una spada. Le mie viscere fremevano: egli guarda prima Naldo con occhi pieni di morte, - ma vedendolo cinto di armatura di ferro, circondato da troppi scherani, all'improvviso volta la spada contro il suo petto e cade morto ai piedi dei figli. Il mio cuore riprese i suoi palpiti; un grido d'imprecazione si levō dalla bocca delle vittime contro l'empio assassinio: egli pensando che, quelle voci tacendo, tacerebbe eziandio la sua coscienza, ordinava trucidassersi. Si avventarono iniqui contra a quei corpi delicati, nei seni, nelle gole immersero i ferri, - e quelle misere creature non si difendevano, - non imprecavano, - invocavano solo il nome santissimo di Dio.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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