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      Alla rabbia degli uomini si aggiungeva la rabbia del cielo; - cadeva la pioggia a torrenti, - l'uragano rovesciò edifizii, schiantò alberi, - un fulmine rovinò la cappella e, rotta la lapida di un'arca antichissima murata su la parete, sparse per la terra le ossa degli antenati della famiglia. Era il mio voto a Dio distruggitore perchè sobbissasse gli uomini e la terra che gli sostiene. - Mi si accosta Naldo e, toccatami la spalla, vi lascia la impronta delle dita sanguinose: - Mal ride, egli esclama, chi l'ultimo non ride. - Per suo comando mi levano da terra; nulla curato il furore degli elementi, mi traggono nel barco e mi legano ad un albero; - io non proferiva parola. Giunto a cotesto estremo, abborriva la vita, ed anche con isperanza di salvarla non avrei fatto mostra alcuna di viltà; e poi tra tante immagini di morte non essendomi comparso davanti il figliuol mio, consolazione ineffabile in quella ultima ora erami il pensare che, non trovato da quei feroci, vivesse... Un vortice di fiamme scaturisce dalle più alte finestre del maniero, - al chiarore dell'incendio della mia casa vedo il mio figliuolo legato... in mano dei feroci ancora esso: ogni mio proponimento venne meno; supplicai... mi avvilii... e, oh Dio! con qual frutto? Ah! io non posso dirlo... questa memoria mi abbrucia il cervello... No... dolore non fu mai pari al mio su questa terra di maledizione... ahimè!..., ahimè!"
      Povero Lucantonio! doveva bene angustiarti tormentosa la memoria del caso; imperciocchè dopo diciasette anni ti agitava una smania convulsa, e fremevi e battevi i denti e percotevi dei piedi la terra, sicchè poco più avresti fatto, se in quel punto ti avessero lacerato le membra con le più crudeli torture.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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