Poi lo sovvenne il conforto estremo della sventura, il pianto. Annalena e Vico piangevano anch'essi.
Udite... se mai fu strazio più osceno di questo... venitemi a canto... abbracciatemi... imperciocchè senta che l'animo non mi basterebbe al nefando racconto, se l'amore... se l'aspetto vostro non mi sostenessero.. Venitemi appresso... più presso al cuore... non mi lasciate... io finisco. - Me lo appiccarono... Geri... il mio bel figliuolo... l'unico mio figliuolo... che tanto rassomigliava Selvaggia... me lo appiccarono ai rami dell'albero sul mio capo... me lo appiccarono... e mi lasciarono; - e per tutta la notte m'intronò lo sghignazzare di Naldo e la sua voce che ripeteva: Mal ride chi ultimo non ride. - I piedi del giovanetto agitati dal vento mi scompigliavano i capelli; - una lastra di ferro rovente offende meno. Sforzo con tremendo conato i lacci che mi legano all'albero, - i miei polsi rimangono più dolorosamente stretti che mai, la corda cede tanto ch'io posso levarmi su la punta dei piedi... il corpo di Geri non oscilla più... i piedi del figlio riposano sopra il capo del padre! - Geri..., se sei vivo, rispondimi per amore di Dio... Geri, aiùtati con le mani... allárgati il capestro... Geri, rispondimi... - E Geri non rispondeva. Chi potrà dirvi tutte le parole ch'io proferii, - con quanti cari nomi io lo chiamai? Chi lo spasimo durato allorchè, i piedi rifiutando sostenermi in cotesta sconcia positura, mi era forza riposarli a terra; e allora io non sentendo più il corpo del figliuolo sfiorarmi, dondolando, i capelli, temeva che quel momento di sostegno cessato avrebbe potuto cagionargli la morte?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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