Se perch'io mi sono Annalena... voi non mi conoscete ancora.
E che vorreste fare, giovanetta?
le domanda amorevolmente il Ferruccio.
A lui
, riprese Annalena additando Vico, "quello che spetta a moglie d'uomo che combatte per la difesa della patria; a voi quanto incombe a figliuola di padre affettuosissimo: - io per me abborro il sangue, - e la guerra è necessità che deploro con tutta l'anima; - la vita considero dono di Dio, la quale non possiamo spendere mai tanto bene quanto nella tutela della libertà...; e quindi io pregherò il Signore che volga gli occhi alla terra e favorisca non il più forte, ma il più giusto; - appresterò bende e rimedi alle ferite mentre voi vi avventurate al pericolo di riceverle; - vi veglierò infermi; - vi tempererò con freschi pannilini l'ardore delle membra quando vi travaglierà la febbre; riceverò nel mio seno il colpo che vi sarà indirizzato... vivrò con voi, e per voi morirò."
Padre! su, padre!
esclama il Ferruccio agitando il braccio di Lucantonio; e questi:
Chi mi rammenta che una volta fui padre? Quale spietato rinnovella in me l'antico dolore? Sei forse Dio, per potermi rendere il figliuolo? Uomo, - intendi, - tu puoi schiudere la bocca del sepolcro, ma per traboccarvi dentro il tuo simile, non già per trarnelo fuori.
Ferruccio attonito non sapeva che cosa volessero significare coteste lugubri parole: Vico gli espose in breve i fieri casi di lui e come non fosse sua figliuola Annalena, sibbene orfana e nata di messer Tomaso Tosinghi da Ponzano.
La donna, comunque si chiamasse, che fu degna del tuo cuore ben poteva ottenere anche il tuo nome; e non pertanto mi piace ch'ella esca dei Tosinghi; - così per te riviverà un gentile e onorato lignaggio.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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