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      Scrittori stranieri impallidirono sopra antichi volumi per rinverdirgli la corona e nascondergli officiosi sotto le fronde dell'alloro la impronta di tiranno che un ferro popolano gli segnava sul collo. - Quanti furono coloro che encomiarono il Ferruccio? E non pertanto questi morì per la libertà della patria, - quegli, come vedemmo, moriva senza l'assoluzione del Savonarola promessa a patto di restituire la patria alla libertà.
      Or dunque si narra come Bernuccio Capacci da Siena offerisse alla Signoria di Volterra di condurre in affitto per dieci anni i pascoli del Sasso e le miniere dello allume; la quale offerta, quantunque fosse da autorevoli cittadini vigorosamente contradetta, non pertanto venne dai priori e dai collegi approvata. Il popolo cominciò a riprendere come lesivo l'affitto. Il Capacci, per assicurare il negozio, ci chiama a parte Paolo Inghirami, uomo fiero e potente, e Lorenzo dei Medici. Aperte le miniere, tanta fu la copia dell'allume che, tra per invidia di alcuni contrarii allo Inghirami e la lesione che veramente sentiva il popolo, invocato il disposto delle antiche leggi, si ottenne cassarsi il partito e di nuovo proporsi il negozio davanti il magistrato. Varie ebbe vicende questa trattativa; e forse, cresciute a termine conveniente le offerte, usata modestia e blandizie, sarebbesi condotta la bisogna di quieto a buon termine, se l'Inghirami, trasportato dalla superba natura, fidandosi nella forza, non avesse preferito ai modi benigni i riottosi. I magistrati offesi, volendo far mostra di autorità, ordinano gli operai dalla miniera si cacciassero, gli edifizii si demolissero.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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