Cavalleggieri, a me! - stringetevi, - incrociate le picche...Schiavi, all'inferno! E tu, marchese, a tua posta schiavo, sappi che una spada nella mano dell'uomo libero taglia per sette!
E quindi si leva a sedere, volge attorno gli sguardi attoniti e grida:
Dov'è la battaglia? Dove mi avete portato? Vico, sei tu? È distrutto il nemico?
O commessario! ai muri si combatte asprissima zuffa; noi vi abbiamo tolto dal terreno per morto.
Perchè mi avete tolto? Perchè non mi avete lasciato? Improvvidi! e non sapete che anche morto avrei potuto spaventare il nemico? Forse non è il campo di battaglia il letto di riposo pel guerriera? Vico, m'invidii la morte sul campo? Pensi che sosterrei la vita per terminarla tra il pianto dei congiunti e le preghiere dei sacerdoti? Su!... ridonami l'aria aperta, mi sento soffocare qua dentro; datemi la picca... menatemi contro al nemico... Non sopra inglorioso letto, - non tra lenzuola ha da morire il Ferruccio... sibbene sul campo, - avvolte le membra dentro il gonfalone della Repubblica.
E siccome Vico non si moveva, Ferruccio concitato a profondissimo sdegno riprese:
Nessuno sosterrà il guerriero ferito! Mi basterà l'anima... se no, piuttosto che i miei combattano senza di me, mi spezzerò il capo nelle pareti.
Balza dal letto; le gambe addolorate e dalla perdita del sangue infievolite gli negano l'ufficio; egli cade percotendo della faccia il pavimento. Vico e Lena lo soccorrono e tentano portarlo nuovamente sul letto. Ferruccio si oppone con minacce e preghiere, - poi comanda a Vico di sostenerlo tanto che arrivi contro al nemico.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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