Vico a mani giunte lo supplica a deporne il pensiero.
Per l'autorità che in me trasferiva morendo il tuo genitore, t'impongo di aiutarmi per tornare alla muraglia.
Vico esitava pur sempre.
Rompi gl'indugi, - o io ti maledico.
Vico lo sorregge - invano. - Ferruccio non può mutare due passi; ambedue si fermano sconfortati; all'improvviso Ferruccio grida:
Pommi su questa sedia; chiama gente che ti dieno mano e portami così su la breccia.
La gente venne. Lena si affaccendava a fasciargli le piaghe, ma il capitano impazientito la respinge da sè:
Non importa... vi rimane sangue che basta a salvare la patria... Sentite!... sentite! - Viva l'imperatore! - Ah! il nemico ha messo piede su i muri... presto... affrettatevi....volate... Viva la Repubblica di Fiorenza! Morte all'impero! morte al papa!
Il fiero capitano cacciò quel grido con tutte le viscere, sicchè il suono tonante della sua voce superò lo strepito delle armi e il fragore delle artiglierie. Tempestando e minacciando ottenne lo riponessero sulla breccia dirimpetto le artiglierie nemiche, a canto il gonfalone della Repubblica quivi il terreno appariva solcato dalle palle; i più animosi si allontanavano dal luogo reso terribile per cumulo di cadaveri: il marchese Del Vasto, disegnando spingere la sua milizia a nuovo assalto da cotesta parte, fa drizzare le scale, spinge i soldati che si precipitano, salgono e già già afferrano la estrema parte dell'argine rovinoso.
Cavalleggeri! Lascerete uccidere qui il vostro commessario senza difesa?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Ferruccio Repubblica Fiorenza Repubblica Del Vasto
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