Il giorno 21 di giugno, il marchese ricomincia la batteria da più parti, a Sant'Andrea e a Sant'Agnolo; con estremo sforzo si adopera contro; caddero i muri, corsero all'assalto; - pari l'ira da una parte e dall'altra, il valore pari; - ma o sia che il valore dei soldati di libera città comprenda virtù vera, e quello dei mercenarii del principe partecipi piuttosto del furore, o sia che vicino ad abbandonarle volesse Dio circondare di luce le armi fiorentine, nei petti degli uomini trovarono gl'imperiali un muro più insuperabile dell'altro composto di pietre. Si rinnovarono le morti, i casi miserevoli, le sconce ferite; - di nuovo i muri grondarono sangue, - il cielo fu bestemmiato o invocato, - ed ei stette pur sempre azzurro e sereno.
Comecchè l'anima gli ruggisse dentro, e' fu mestieri al marchese dichiararsi vinto e ritirarsi. Ferruccio gli sorgeva contro invincibile come la necessità. Partì con vergogna; e la gloria del superbo guerriero, seppure gloria deve rettamente chiamarsi il rumor vano che l'uomo acquista combattendo per lo straniero contro la sua patria, andò a spezzarsi entro le mura di Volterra. Le parole tra lui e il Maramaldo furono molte e acerbe: crucciato non volle tornare al campo e si ridusse alla moglie nel regno; colà trasse nell'ozio e consumò nella inerzia una vita oscura, - invecchiato strumento di tirannide; - la sua morte non compiansero figli, - gli circondarono il letto parenti avidi del suo retaggio, come il demonio della sua anima. Possa Dio non concedere miglior destino a coloro che feriscono il fianco della madre che gli ha generati(274)!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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