Costui ardiva in nome del papa propormi il tradimento di questa diletta patria: qui, voi vedete la commessione mandatagli a così onorata impresa; io la ritenni nelle mie mani in testimonio della nequizia dei nostri nemici e della mia lealtà.
Il gonfaloniere, udita siffatta proposizione, gesteggiando a mo' di forsennato, si stacca dal fianco del Soderino. Giunto la mezzo la sala, gli si volge contro e, alzate le mani in atto d'imprecare, esclama:
Sventura a te ed a me, che mi hai fatto dire parole le quali peseranno contro di me sulla bilancia dell'Eterno nel giorno finale!
Si passavano di mano in mano il breve apostolico; pur troppo egli comprendeva la commessione di un cittadino a tradire la patria, la preghiera del padre dei fedeli per le spargimento del sangue cristiano, anzi pure fraterno e innocentissimo; pur troppo la feroce dimostrazione di calpestare la testa dei suoi concittadini per qualsivoglia via, comunque snaturata. Il breve portava il suggello dell'umile apostolo che pesca, del primo vicario di Cristo redentore!
Lorenzo Soderini fece prova di favellare, ma glie ne tolse il potere lo sguardo che incontrava del Malatesta: se l'occhio del serpente affascina per la sua malignità, Malatesta superava in questo la fiera più trista che mai partorisse natura.
Quando il breve venne nelle mani di Dante da Castiglione, questi, dopo averlo letto ed esaminato molto attentamente, mosse i labbri a certo suo garbo che stava a denotare trapassargli adesso per la mente un pensiero molesto, e poco dopo con occhi bassi incominciò:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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