Pagina (839/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Soderini, traditore infelice e pentito, perisce; eglino traditori avventurosi e indurati si affrettano di mandare a fine il tradimento. La provvidenza li contempla dall'alto e lascia fare.
      Secondo il disposto della legge della Quarantia, primo il gonfaloniere e dopo lui gli altri magistrati componenti quel tribunale, succendendosi per ordine di dignità, giurarono nelle mani dei frati di palazzo di dovere senza passione alcuna e giusta la coscienza loro giudicare. Dipoi sopra una cartuccia scrissero la pena che parve loro si meritasse la querela e la depositarono sopra l'altare; donde poi rimesse tutte le cartucce per opera dei frati e dentro una borsa raccolte, furono consegnate al notaio dei Signori, affinchè a norma delle solennità prescritte dalla legge ne eseguisse la estrazione.
      Dalla estrazione resultarono più maniere di pene: a taluno pareva non dovesse applicarsene alcuna, a tal altro parve qualunque pena poca a tanto misfatto; da una parte perigliosa indulgenza, dall'altra efferata immanità, - estremi entrambi biasimevoli e consigliati da studio di parte. Poichè, non so s'io l'abbia già detto altrove, e avendolo detto, piacemi e giova ripeterlo adesso, per l'uomo di stato il delitto comincia quando la necessità delle pene cessa; i facili in ogni caso al perdono, specialmente se per motivi privati, si abbiano per traditori.
      Le diverse pene dovevano mandarsi a partito; quella vinceva cui numero maggiore di voti favoriva, ma che però superasse i due terzi. Lasciarono i magistrati la sala per ridursi nelle stanze dello squittinio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Quarantia