Quanto ebbe diletto in quei giorni slanciare il cavallo di piena carriera lungo la via che passava davanti alla casa della fanciulla vagheggiata, circondarsi di un nuvolo di polvere, e traverso quel nuvolo scorrere come saetta e gittare un bacio a lei, che sporgendo dal balcone mostrava la guancia pallida pel pericolo del giovanetto! Gli si presentava alla mente il verde della campagna fresco, rugiadoso come su l'alba di un bel giorno di primavera o sul crepuscolo di un giorno di autunno, quando la pioggia lieve č caduta, e poi il cielo si fece all'improvviso sereno: vedeva l'emisfero colorito del pių bell'azzurro che mai abbia sorriso sul nostro capo, e in quegli spazi rotare con magnifici giri il falco pellegrino... Oh felice, felice quel falco! Poi gli tornava alla mente la madre, o come quando curvata sopra la culla gli sorrideva e, lieve vellicando il suo corpo tenerello, convertiva in riso anche i pianti di lui povero infante, o quando, inconsapevole il padre, gli somministrava danaro per le sue voglie di fanciullo, o allorchč, amorosa troppo, celava i suoi falli giovanili per non provocare lo sdegno paterno: - povera madre! non gli aveva mai detto parola che sapesse di acerbo, - dalla sua bocca non era uscita nessuna rampogna mai, - non sapeva vietargli nulla; dov'egli si fosse ostinato in cosa che le tornasse spiacevole, - Tu mi farai piangere! - ella diceva e nulla pių. Oh! come le immagini mutarono nell'agitato suo spirito! il capo volge da una guancia all'altra, non trova quiete.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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