- Ieri all'ora del crepuscolo. - O dannati! cominciò la voce a urlare come un tuono, - o dannati! sapreste voi dire dove giaccia il corpo dell'anima che ieri cadde tra quelle che si tormentano nell'inferno? - La terra si commosse quasi la scuotesse il terremoto, e dalle fosse infinite che coprivano la campagna uscirono urli che dicevano: Lorenzo Soderini, Lorenzo Soderini! ben venga la madre sua! - scopérchiati, Soderini, fa accoglienza a tua madre! - E a lui sembrava udire sotto terra coteste parole di scherno, e con ambedue le mani afferrava la lapide per non essere scoperchiato; invano però, chè una forza irresistibile toglieva via la pietra, ed egli compariva davanti a sua madre ignudo, nero, arsiccio in mezzo di una fossa di fiamme, sicchè la madre urlava anch'essa: Ahi! povere mie carni! - e le mani cacciatesi nelle chiome, faceva atto di precipitarsi nella fornace del figlio. - Il figlio invece la respingeva, e la sua mano posta sul seno che l'aveva allattato, vi levava la fiamma e vi lasciava la scottatura, e con feroci accenti la rampognava: - Ora che hai pubblicata la mia infamia anche a' morti, va', io maledico il tuo fianco che mi ha portato. - Il condannato intanto arronciglia con le dita attratte la copertura del letto, scuote smanioso la testa e geme:
Povera madre!
Dante da Castiglione contemplando il nuovo spasimo, volgendo il pensiero alla femmina angosciata, ripete:
Povera madre!
Il Soderino temendo di beffe solleva la faccia; ma viste due lagrime scorrere giù per la barba del Castiglione, come furente strinse la destra di lui, la baciò con immensa passione e proruppe in pianto irrefrenato.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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