Messere Ieronimo, mio signore, abborrendo farsi vedere in cammino con un condannato, e per altra parte desiderando mantenere il lodevole costume dei suoi maggiori, mi manda a voi per presentarvi il panellino confetto, e la mancanza della sua presenza redime con l'aggiunta di questo nappo di malvagia.
Dante credeva trasognare, ma poi l'ira lo vinse, e con dura favella domandò:
E chi è cotestui che tu chiami signore? La prima volta è questa ch'io lo sento rammentare in vita. Non lo conosco...
Colpa vostra
, riprese il maggiordomo; "avreste dovuto andare a trovarlo."
Colpa sua
, interruppe con voce terribile il Castiglione; "colpa sua se, nascendo degli Amedei, ha fatto ignorare fin qui la sua esistenza in Fiorenza; - colpa sua se tanto è da poco di cuoprire la sua abiezione con la fama dei maggiori. Non so se il privilegio di cui parli sia vero; quando pure lo fosse, riporta al tuo signore il vino e il pane, e a nome di Dante da Castiglione Catellini Filettieri gli dirai essere cotesto privilegio cessato dacchè la casa Amedei si spense; ch'egli non deriva da loro, - che mentisce stirpe, e che io sono pronto a provarglielo a tutta oltranza con lancia e spada, a piede o a cavallo, prima che il sole tramonti."
Lorenzo, curvo con la persona, gli occhi incavati, che i minuti adesso passavano gravi sopra il suo corpo come anni, si accosta al maggiordomo e con voce cupa gli dice:
Fratello, gran mercè, - ma per qual cagione prenderei io cibo e bevanda? Non è questo un oggi senza domani per me?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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