... Ahimè misero!...
E qui tornava alle lacrime e tra il pianto ad ora ad ora veniva sclamando:
Senza speranza di salute eterna! - infamia e supplizio interminabili!...
Dante racconsolava cotesta smania e rispondeva.
Confortati, Lorenzo, non disperarti; Dio non ti sarà più severo di quello che ti sieno stati gli uomini... le tue lacrime hanno estinto l'accusa; mira, Cristo placato ti apre le braccia.
Si mitigò lo spasimo nel Soderini, cessarono le lacrime, si rimasero i singulti; una specie di letargo investì quel corpo spossato.
In mezzo a cotesto silenzio squillò più acuta la voce del bronzo che annunziava la penultima ora destinata al supplizio. Dante fremè per tutte le membra, volse lo sguardo pauroso sopra al Soderini e respirò più libero lo vedendo assopito:
Dio lo ha perdonato
, pensò tra sè, "poichè gli risparmia anche questo dolore."
Nell'alzare degli occhi ecco vede presentarsi sopra la porta due strani sembianti, - il cappuccino e il carnefice: - parvero quasi la lingua biforcata vibrata da vipera in furore: - uno, quello del cappuccino, era pieno di angelica bellezza; l'altro, del carnefice, sembrava uscito dall'inferno; eppure in quell'ora male avresti saputo distinguere qual fosse stato dei due più sinistro dell'altro.
Vedendo che s'inoltravano per isvegliarlo, Dante si fece loro incontro e prendendo ambidue per le mani li trasse indietro favellando sommesso:
Non lo destate.
E la confessione?
replicò il cappuccino.
E il supplizio?
soggiunge il carnefice.
Uditemi
, riprende il Castiglione: "l'ufficio vostro in parte è uguale; voi, frate, dovete sollevargli lo spirito, - a te, carnefice, spetta di risparmiare dolori al suo corpo.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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