Dopo varie vicende del giuoco che qui non occorre rammentare, il Morticino, che audace era molto e di membra snelle, standosene sbrancato dagli altri, attendeva a ghermire la palla per portarla poi, correndo e schivando gli avversari, dall'opposta parte del serraglio; cosa, come vedemmo, altrettanto piena di pericolo che di gloria; gli riusciva afferrarla; ratto procedendo ed avvistato, perviene ad evitare gl'Innanzi, e gią disegnava oltrevarcare gli Sconciatori tra lo Sconciatore dritto alla fossa e l'altro traverso alla fossa medesima, quando il primo correndogli addosso di fianco lo costringe a piegare verso lo Sconciatore di mezzo; poi, non gli parendo bastasse lo spazio, s'incammina verso lo Sconciatore traverso al muro, e all'ultimo, non trovando nč anche qui campo sufficente al suo disegno, corse alla volta del Castiglione Sconciatore diritto al muro. Questi, che si sentiva grave della persona, stava a canna badata, volendo con la diligenza supplire alla tarditą delle membra: onde, scorto che ebbe il Morticino indirizzare i passi alla sua posta, gli fece punta addosso correndo in linea retta mentre quegli si avanzava di scancio: ormai giunge l'Antinori al mal passo; presto curvandosi s'ingegna sottrarsi alle mani poderose di Dante, che gli cadono sopra tenaci come uncini di nave e lo tirano a sč prepotentemente. La bestiale ira che assalse l'Antinori non č cosa da potersi descrivere; pesta, sgraffia, morde, si agita in modo che poco pił farebbe, se gli fosse entrata in corpo una legione di demonii.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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