Ad ogni invito del Castiglione di metter giù la palla risponde del pugno o di un calcio, - poi si fruga, come per cercare il pugnale. Dante, venutagli meno la pazienza, comanda con con gran voce:
Innanzi a me, - fatemi spalla; e poichè non vuole lasciare la palla costui, guadagneremo la caccia spingendo Innanzi e palla fuori dello steccato.
Così detto, lo avvinghia intorno ai fianchi e lo leva da terra con maraviglioso piacere dei riguardanti, i quali, parteggiando pressochè tutti per lui, col battere delle mani e con voci alte e diverse applaudivano.
L'Antinori si ostina a non lasciare la palla, che anzi tiene strettissima col braccio manco, e con la mano destra continua la tempesta dei colpi sul capo al Castiglione; poi tenta nuova prova per isvincolarsi. I suoi piedi giungevano appunto alle ginocchia dell'avversario: pian piano gl'inoltra fin dietro alle giunture della gamba, e allora, raccogliendo quanto aveva di forza, sferra con i talloni tale urto che sperò ce ne fosse di avanzo per traboccare il Castiglione supino. Pari colpo, racconta Omero, fu usato da Ulisse contro Aiace Telamonio(284) nei giuochi per la morte di Patroclo, ma con diverso evento, chè Dante non cadde come il Telamonio, ed anzi, piegato appena il ginocchio, sentì invadersi i precordi di furore, e col furore nuova gagliarda. Però quella continua grandine di colpi sul capo, comechè lo riparasse non poco il berretto soppannato, glielo intronava molestamente, dalla bocca grondava sangue e dal naso; gli occhi aveva contusi in molto sconcia maniera; con le mani non poteva aiutarsi, si provò co' denti; una volta gli riuscì azzannare la manica della veste all'Antinori, - questi a sè la trasse di forza e lasciandovene un brano riprese il martellare; secondandolo meglio la fortuna una seconda fiata, il Castiglione perviene a mordergli la nuda carne; - se adesso stringesse non è da dirsi: - il sangue respinto nelle vene di sopra e di sotto al morso vi faceva greppo, e pareva che le volessero scoppiare, - i tendini rappresi non consentivano al Morticino di bene stringere o bene distendere la mano, - un'angoscia cocente gli tormenta il braccio fin lungo la scapola; sul punto di trarre un guaito per vergogna ci raffrena, ma intanto scricchiola i denti e manda fuori un sommesso mugolio.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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