Otto Cocchi, senza che se ne sapesse la cagione, di per sè medesimo si tagliò la gola. Un soldato ferito, mal comportando l'acerbità della piaga, fatto caricare da un garzone lo archibuso, se lo sparò nel petto. In piazza dei Signori avvennero tre risse, ed in più parti della città si pose mano alle armi con ispargimento di sangue ed offensione di molti. Lione di Agnolo della Tosa, percosso di un sasso nel capo, mentre battevano la torre di San Giorgio, uscì incontanente da questa vita. E poco prima una masnada di Côrsi di quelli di Pasquino spensero a colpi di alabarda Andre di Lionardo Ghiori e lo rubarono. I frati corrotti spargevano veleno dai confessionali, l'animo ai più baldanzosi scrollavano. I Palleschi già procedevano a testa levata, col motteggio e la minaccia sulla bocca. Gli Arrabbiati non cessavano dal rammemorare la profezia del Frate: che lo aiuto verrebbe quando ogni speranza di soccorso fosse perduta; ma per questa volta con sembiante allibbito e a fiore di labbra.
A crescere lo scompiglio ebbe parte quella Caterina dei Medici che, allora fanciulla di undici anni, per comandamento della Signoria conservata nel monastero delle monache Murate, destinavano i cieli ad esercitare il truce ingegno sul reame di Francia. In costei la ragione sopravanzando l'età, non pretermise argomento di sovvenire alla fortuna della sua famiglia: dapprima vinse parte delle monache e le indusse a seguitare la sua fazione, sicchè il santuario sonò di preghiere discordi e più sovente di male parole e di peggiori fatti; poi divenuta alquanto più baldanzosa, mandò a presentare i sostenuti e i principali Palleschi, quasi per confortarli a tener fermo, con paniere di berlingozzi, nel fondo delle quali aveva effigiato per mezzo di fiori l'arme delle palle.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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