Il principe di Orange, considerando di quanto grave momento fosse per l'esito della impresa il conquisto di Empoli, deliberò fare ogni sforzo per ottenerlo: comandò pertanto a Diego Sarmiento vi andasse ad oste con tutte le sue bande dei Bisogni, alle quali, per dare maggior nervo, aggiunse alquanti soldati vecchi del marchese del Vasto, impose a don Ferrante Gonzaga vi cavalcasse con tutti i suoi cavalieri, e commise al signor Sampietro maestro delle artiglierie il carico di trasportarvi buona parte dei cannoni del campo; - spedì ancora con diligenza al signore Alessandro Vitelli che stanziava co' suoi su quel di Pistoia quinci si movesse, e quanto meglio avesse potuto celato e spedito si accontasse col Sarmiento sotto le mura di Empoli. Ciò fu ottimo appresto di guerra. Nè pretermise gl'inganni, in cui forse, più che nelle armi, riponeva fidanza. Avuto a sè Giovanni Bandini, gli disse: essere per commettere grave imprudenza, della quale la prospera fortuna poterlo giustificare soltanto, sprovvedere il campo dei migliori combattenti, di cavalli e di artiglierie per espugnare Empoli; volere ad ogni costo prendere quella terra e prenderla presto; lo sovvenisse in quella sua estremità; l'opera e il consiglio suoi assicurarlo meglio di venti bombarde; andasse, vedesse se v'era modo appiccare alcuna pratica con quei di dentro; nelle sue mani depositare il proprio onore e la propria vita: - e a queste aggiunse tante altre di quelle parole che i signori sanno trovare quando hanno bisogno degli altrui sussidi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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