Anche a' giorni nostri chiunque ne avesse vaghezza, soffermandosi in Empoli, potrebbe contemplare le stimmate impresse sulle mura di quella terra dallo straniero in pro della tirannide domestica; ma chi passa per Empoli ad altro non attende che a sollecitare la muta dei cavalli per attingere presto la Pafo d'Italia; e sì, che se l'aspetto delle margini sul seno del guerriero reverenza ispirano e amore, amore e reverenza più grandi dovrebbero infondere negli amici le ferite della nostra città. E in questa parte sieno grazie alla tirannide, che lasciava a qualche nuovo Antonio la veste insanguinata di Cesare da agitarsi un giorno davanti al popolo raccolto in benefizio della libertà. - Io mi dilungo dal vero: non vive più popolo, bensì un tristo gregge di animali senza occhi, senza orecchi e senza cuore, - una mandra di enti abbietti assai più che lo stesso tiranno non desidera: egli cessò da gran tempo di tormentarli, perchè non riusciva a strappare loro nè anche un sospiro; li percuoteva sul capo, rispondevano con un sorriso; le mogli ne stuprava e le figlie, e gli profferivano grazie; a qualcheduno gittava la testa di suo padre recisa, ed egli curvo la riceveva e ossequioso come presente di re. Io continuo la storia.
Rovesciata la muraglia, gli Spagnuoli con furiosissimo impeto si cacciarono giù nel fosso per salire all'assalto: giunti in fondo, troppo tardi si accorgono del fallo: quivi la terra melmosa si avvalla loro sotto i piedi, sicchè rimangono inestricabilmente impantanati; e quei della terra, inanimati dal capitano Tinto da Battifolle, gli sfolgorano con gli archibusi, gli ammaccano co' sassi e spesso uccidono a un punto e seppelliscono sospingendo loro addosso interi cantoni della muraglia intronata: e' fu mestiere ritrarsi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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