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      Poco dopo si presentò un trombetto a Malatesta, esponendo che un cavagliere imperiale desiderava rompere una lancia con alcuno quei di dentro. Ottenne l'onore pericoloso il capitano Primo da Siena: si scontrarono i due cavalieri presso ai fossi fuori delle mura, dove, dopo alcune scorrerie condotte con maestrevole vaghezza, che ambedue cavalcavano buono e poderoso destriero, spronarono impetuosi ad incontrarsi; la lancia del cavaliere nemico percosse l'arcione della sella del capitano Primo, e quantunque ferrato lo passò oltre più che quattro dita. Se il colpo toccava alcun poco più alto, pel capitano Primo era finita; - l'asta si ruppe rasenta al ferro, e per la gran forza il troncone uscì di mano al cavaliere. Il nostro gli pose la mira al petto con tanta possanza che la lancia si spezzò in più parti, una delle quali scorrendo infranse il bracciale e ferì il nemico nella spalla sinistra. Poco dopo avvenne altra zuffa, dove Giometto da Siena si portò con indicibile valore, e di leggeri sarebbe riuscita battaglia campale, se una dirotta pioggia sopravvenuta all'improvviso non avesse scompartito i combattenti.
      Nè vuolsi lasciare inonorato il caso e il valore di Anguilotto da Pisa, di cui la fine tanto si rassomiglia a quella di Siccio Dentato, nome inclito nelle antiche storie romane. Costui, avuto sdegno col conte Piermaria da San Secondo, passò agli stipendi di Firenze con parte della sua compagnia, cosa acerbamente intesa non pure dal conte, ma dal principe medesimo, e della quale statuirono prendere, potendo, insigne vendetta.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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