Uscģ di fatto, e suo malgrado fu combattuta tale battaglia (dal Varchi con tanta evidenza, estensione e particolaritą esposta da non potere aggiungervi, nč anche volendo, parola), che avrebbe dato per certo vinta la guerra e rotto il campo, se Malatesta ordinava uscissero tutti ad azzuffarsi col nemico. Nessuna occasione si era presentata migliore di questa dal principio dell'assedio in poi. Stolto al pari che iniquo, tradģ a un punto l'Italia e sč stesso, come vedremo tra poco.
Un'altra fazione la quale senza tradimento del Malatesta avrebbe dato vinta la guerra, o almeno posta la cittą in condizione di accomodarsi a buoni patti, fu questa. Il signor Stefano Colonna, per riacquistare la grazia presso l'universale, che conosceva avere perduta pel fatto di Amico da Venafro da noi nei precedenti capitoli accennato, propose un assalto notturno, noto a quei tempi col nome d'incamiciata, contro il campo dei Tedeschi stanziati a San Donato in Polverosa, al comando dei quali in luogo del conte di Felix era stato preposto il conte Ludovico di Lodrone. Dove fosse riuscito, il danno della perdita di Empoli si ristorava, perchč veniva ad aprirsi la via di Prato e di Pistoia, donde potevano ricavarsi vittovaglie e sussidi. Che poi Prato e Pistoia, comecchč di presente sottoposte al nemico, fossero per mutare parte, non era da dubitarsi, essendosi questa ultima cittą gią levata a rumore e cacciato via il commissario del papa con uccisione di molti soldati spagnuoli. Conferito il suo disegno al gonfaloniere e agli altri magistrati, lo commendarono assai, e gli dissero parole di conforto, onde si affrettasse di mandarlo a compimento.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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