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      Richiesto Malatesta si turbò, si oppose, disse questo pensiero follìa, andasse chi voleva andare, per lui si sarebbe rimasto, le regole della milizia impedirgli di spingere a morte sicura le vite degli uomini. - Non vedevano il campo dei Tedeschi munito e insuperabile? Non sapevano starvi a guardia un capitano vigilantissimo'? - Riuscirono le sue parole invano: vollero ciò nonostante combattere: in questo mentre calò la notte. Declinava la terza alla quarta vigilia, quando due uomini appiattati dietro certe macie di sassi videro uscire dalla porta di San Piero Gattolino un uomo con molto riguardo e prendere la volta del campo nemico. Si rammenterà il lettore come Malatesta, stando in sospetto di sè, lasciasse l'orto dei Serristori sul Renaio e se ne andasse ad abitare la casa di Bernardo Bini su la strada maestra di San Felice in piazza presso a San Pier Gattolino, situazione che lo rendeva padrone della porta, e lasciava in sua facoltà introdurre e mandar fuori quanta più gente gli piacesse. I due sconosciuti trassero dietro all'uscio, e all'improvviso gli caddero addosso per fermarlo, lo tennero, gl'imposero di tacere, avrebbe salva la vita; ma siccome egli non rifluiva di chiamare ad alta voce soccorso, gli dettero delle coltella nella gola, e poi caricatoselo sopra le spalle con presti passi attinsero porta San Miniato, dove scambiati certi segni, furono loro aperte lo imposte e accolti dentro.
      Erano Dante da Castiglione, di fresco eletto capitano della banda della milizia sotto la insegna dei Vaio, e il capitano Giovanni da Vinci.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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