Costoro deposero il cadavere in mezzo della strada, e fatti portare de' torchi, di leggieri lo riconobbero per un soldato côrso, di quelli del Malatesta, travestito; lo frugarono diligentemente, ma non gli rinvennero addosso alcuna carta; agevol cosa fa argomentare mandarlo Malatesta ad avvisare il principe del prossimo assalto. Si affrettarono pertanto a portarne la nuova al signore Stefano, quando la prima persona che occorse loro davanti nei quartieri di quel capitano fu Cencio Guercio, il quale per ordine del suo signore esponeva, poichè ad ogni costo intendevano combattere, volere Malatesta essere partecipe dei pericoli di cotesta impresa, - non consentire la sua natura si dicesse: fu sotto di Firenze combattuta una fazione senza il capitano generale dell'esercito fiorentino, - manderebbe primi i più valorosi tra i suoi soldati, ne darebbe la condotta come pegno di onore a quelli tra i suoi capitani che meglio si fossero comportati nella guerra presente: alle quali parole con certo suo piglio soldatesco rispondeva il Colonna: non avere mai con mal animo sofferto di prendere i suoi compagni l'arme a parte della gloria, sol qualche volta essergli doluto di partire con loro il pericolo; venisse il signore Malatesta, sarebbe accolto con la reverenza dovuta al grado e al valore di lui. Cencio Guercio ossequiando il Colonna si partiva. Allora si trassero avanti il Castiglione e Giovanni da Vinci esponendo quanto era loro avvenuto; su di che il signore Stefano si espresse con simili parole: - "Certo cotesta volpe perugina qualche mal tiro ci apparecchia, ma come volete voi che io rifiuti il vostro generale supremo?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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