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      - Il campo, che, essendo il caldo grande e la notte inoltrata, se ne stava a dormire, fu subito sveglio, e corse frettoloso all'arme. I Perugini molto di leggieri superarono i primi ripari, ed inondati gli alloggiamenti, quivi quanti trovarono o ignavi, o vecchi, o infermi nei letti tanti ne uccisero poi secondo il mal costume dei soldati si sbandarono per saccheggiare. Il signore Stefano, tutto cruccioso per la contravvenzione all'ordine stabilito si voltò al Castiglione e gli disse. "Messer Dante, comincia a manifestarsi il Malatesta." - Quindi accelerando i passi dette dentro i ripari, e commecchè trovasse svegli i soldati, con tanto impeto gli assalse che presto vinse le prime trincee, ed oltre procedendo prese ancora le seconde: molto più che, ad accrescere lo spavento dei nemici, Giovanni da Turino aveva portato seco alcune trombe di fuoco, le quali gittate tra mezzo ai Tedeschi sonnacchiosi partorirono effetto maraviglioso. Il conte Ludovico facendo buon viso alla fortuna formò uno squadrone dei più valorosi, ai quali impose abbassassero le picche e stessero fermi. Il signore Stefano manda subito ad avvertire Pasquino che lasci di inseguire chi fugge e si affretti a soccorrerlo, e intanto si spinge ad affrontare il Lodrone. Ivo Billiotti comportandosi con la consueta sua audacia fu quegli che gridò: "Su, valenti uomini, lasciamo gli archibugi e mescoliamoci." - Obbedendo volonterosi al consiglio si cacciarono tra i ferri delle picche, combattendo più micidiale battaglia: pel bujo della notte si udivano gemiti, ferri cozzantisi e un chiamare affannoso che faceva l'uno dell'altro, non sentendoselo più a canto per sospetto non fosse caduto ferito.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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