Al termine estremo della colonna ecco comparisce Dante; gli è uscito l'elmo di testa, ha i capelli rabbuffati e sordidi di polvere, la faccia nera dal fumo della polvere; stringe nella destra un troncone di spada; preoccupato dalla intensa passione, senza pure vederlo si accosta al Malatesta. Questi raggiante in volto occorrendogli lo chiama a nome; Dante lo guarda traverso, poi torce la persona, come si fa quando a caso s'incontrano gli oggetti abborriti. Insiste il Perugino e giuntogli sopra, si curva sul mulo per abbracciarlo e baciarlo. Non lo sostenne quell'anima sdegnosa, e da sè ributtandolo proruppe:
Va' va'; tutto questo ho già letto nell'evangelo di San Matteo, e vi ho letto eziandio un'altra cosa che tu non attendi, oppur ti sovrasta, il capestro e la infamia.
Messer Castiglione, uditemi per Dio.... Una forte gazzarra mi ha percosso dalla parte del monte; io mi sono tratto indietro forte temendo non assaltasse il principe di Orange i bastioni di San Miniato. Incolpatene i giovani lasciativi a guardia, che hanno messo fuoco alle artiglierie in festa della rotta dei lanzi.
E dell'uomo mandato stanotte ad avvisare l'Orange chi ne fu colpa, Baglione? Credi forse che Dio non sia, o credi che, essendo, non ti abbia egli a far render ragione dei prodi uomini morti in battaglia pei tuoi tradimenti? Guai a te, Malatesta! Pensa al fine!
Ormai mi sembra
, favellava Cencio Guercio mentre il Castiglione si allontava, "che sul conto nostro vadano tutti d'accordo."
Ma era quello che pensava ancor io; ecco il mal passo: ormai non possiamo ingannare più nessuno; d'ora innanzi ci conviene procedere a visiera levata.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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