..." Il re rispondeva: "Non vi abbandonerò; noi siamo una cosa stessa." Lettere di Carlo Cappello oratore veneziano a Firenze, pag. 25. - Nella Legazione di Baldassare Carducci in Francia ms. presso Gino Capponi si legge: "Stringendo più volte questa maestà a ricordarsi della devozione e fede delle signorie vostre verso di lei in questa composizione, ha con tanta efficacia dimostro l'obbligo che gli parve avere con quelle che non si potria dire più; affermandomi non essersi mai per fare alcuna composizione senza total benefizio e conservazione di cotesta città, la quale reputa non manco che sua. Ed ultimamente mi ha ripetuto queste medesime ragioni di assicurazioni il gran maestro, ricordandogli io il medesimo, dicendomi: Ambasciatore, se voi trovate mai che questa maestà faccia conclusione alcuna con Cesare, che voi non siate in precipuo luogo nominati e compresi, dite che io non sia uomo di onore, anzi ch'io sia un traditore." Ancora, il medesimo Carducci scrive che Francesco I "nel consiglio voltandosi a ciascheduno di noi con le più grate ed amorevoli parole che si potesse immaginare, ne assicurava di voler mettere la vita e abbandonare il riscatto dei figliuoli per la conservazione degli stati di ciascuno dei collegati."
Poco dopo il povero uomo, che giurista era e non uso a pescare nelle torbide acque delle corti, tutto smagato, avvisa: "Io non posso senza infinito dispiacere di animo significare l'empia ed inumana determinazione di questa maestà e suoi agenti in questo trattato di pace stretto contro mille promesse e giuramenti del non concludere cosa alcuna senza la partecipazione degli oratori, degli aderenti e collegati, come più volte si è per me scritto e significato alle signorie vostre e per gli altri oratori ai signori loro.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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